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Cosa significa essere una donna lesbica?


Oggi è la giornata internazionale della visibilità lesbica. Ma cosa significa essere una donna lesbica in questo mondo? Essere donna in una società maschilista ed eteronormativa significa dover essere considerate costantemente come dei meri oggetti sessuali, come un piacere nato per soddisfare esclusivamente il volere maschile. Se una donna è pure lesbica allora insorge la doppia discriminazione. L’omosessualità femminile viene vista come un grave affronto agli occhi di quegli uomini che vorrebbero la donna sottomessa al loro volere e dominio. Il fatto che esse non siano a completa disposizione maschile per certe persone rimane impensabile, illogico, addirittura immorale. Quante volte abbiamo sentito dire che le lesbiche sono solo confuse perché non hanno ancora trovato l'uomo giusto? Tutto sembra sempre girare attorno a questo fattore, come se una donna non potesse esistere senza un uomo. "Le lesbiche non esistono", "è solo una fase", "sei confusa", "posso farti cambiare idea io" sono solo alcune delle frasi più diffuse e maggiormente ripetute, frasi che molte volte superano l’idea per concretizzarsi in amara realtà. È infatti prassi molto più diffusa di quanto si pensi il cosiddetto stupro correttivo, pratica orribile che prevede lo stupro ai danni di una donna lesbica, al fine di “guarirla” per farla tornare all’eterosessualità. Il Sudafrica detiene il triste primato per quanto riguarda tale crimine d’odio, esempio più drammaticamente famoso è quello di Sizakele Sigasa e Salome Masooa, torturate, stuprate e uccise per il solo fatto di essere una coppia lesbica. È altresì errato pensare che tale violenza esista solo in un paese al mondo, lo stupro correttivo non è un’idea lontana dalla mentalità del nostro mondo occidentale, anzi. È notizia dell’anno scorso la storia di Francesca, una ragazza lesbica siciliana che è riuscita a denunciare, una volta maggiorenne, gli stupri subiti dal padre all’età di 15 anni. Lui voleva punirla per quello che era, voleva cambiarla, la preferiva morta. Il tutto coperto dal paesino nel quale viveva, come spesso succede nelle piccole realtà. Scene simili le possiamo trovare ovunque in Europa, caso più recente avvenuto in Francia, dove una ragazza è stata stuprata dal suo ex ragazzo dopo il coming out. Oppure come dimenticare le due ragazze aggredite su un autobus di Londra, picchiate da un branco di quattro ragazzi perché si erano rifiutate di baciarsi e di simulare atti sessuali di fronte a loro? Le donne e le ragazze lesbiche vengono costantemente aggredite perché esistono, perché secondo alcune menti distorte vogliono rubare il ruolo che è naturalmente dell’uomo o perché semplicemente vengono reputate inferiori, invertite, dannose. Sono queste forse le argomentazioni che hanno spinto ai pestaggi di Charlie Graham (inglese) e di Giulia (italiana, Potenza), picchiate perché a certe persone proprio non va giù l’esistenza dell’omosessualità femminile. In questa giornata vogliamo ricordare tutte le donne e ragazze lesbiche che subiscono e hanno subito discriminazione per il proprio orientamento sessuale. Vogliamo ricordare tutte le donne e ragazze trans e lesbiche, le quali subiscono un'ulteriore discriminazione per via della propria identità di genere, in una società prepotentemente omotransfobica. Talvolta la transfobia si insinua anche all'interno della comunità stessa, ma noi pensiamo e affermiamo che per quanto certi gruppi vogliano far credere il contrario, il mondo lesbico è un mondo aperto, basato sull'uguaglianza, sulla parità e sulla sorellanza. Nessuna di noi deve essere lasciata indietro, per nessuna ragione. Vogliamo parlarvi anche di tutte coloro che hanno reso il mondo un posto migliore, grazie al loro attivismo e alla loro cultura. Vogliamo ricordare Mariasilvia Spolato, la prima donna in Italia ad aver fatto pubblicamente coming out, un’attivista importantissima per la comunità LGBT+ nel nostro paese. Mariasilvia era una docente di matematica, ruolo perso dopo il suo coming out e, come se non bastasse, fu cacciata e rifiutata dalla sua stessa famiglia. Una donna di grande spessore e cultura, la quale ha passato la maggior parte dei suoi anni senza una fissa dimora non rinunciando però ai libri, ai giornali, alla musica e alla conoscenza. Vogliamo ricordare Stormé DeLarverie, donna lesbica afroamericana, drag king. Stormé fu una delle tante facce dei moti di Stonewall, divenuta famosa per essersi difesa tirando un pugno ad un poliziotto, dopo l’ennesima rettata. “Perché nessuno fa niente?” queste le parole rivolte alle altre persone che stavano con lei all’interno di quel bar, persone considerate deviate e strane come lei. Parole che esprimono una grande forza, che hanno poi aiutato a costruire quello che oggi noi conosciamo come pride. Vogliamo ricordare Ruth Ellis, donna e attivista afroamericana che trasformò, assieme alla compagna, la sua casa in un rifugio per gay e lesbiche afroamericani. Ricordiamo Audre Lorde, una grandissima scrittrice, donna afroamericana che lottò contro ogni forma di sessismo, razzismo e omofobia. Ricordiamo Jane Addams, una delle figure storiche più importanti all’interno del movimento delle suffragette. Ricordiamo Radclyffe Hall, abile scrittrice inglese conosciuta soprattutto per aver scritto “Il pozzo della solitudine”, primo romanzo apertamente a tematica lesbica e per questo censurato e guardato con sdegno (ma anche curiosità) nel Regno Unito del 1928. Oggi vogliamo ricordare e celebrare tutte quelle donne e ragazze lesbiche che lottano ogni giorno contro il sessismo e l’omobitransfobia, che sfidano una società violenta, sessista e patriarcale. Sia che lo facciano rivolgendosi al mondo intero sia che lo facciano restando nella loro piccola realtà quotidiana.

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