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Polonia: attacco alla comunità LGBT+


In questo ultimo periodo si è spesso sentito parlare dell’ondata di omobitransfobia che sta colpendo la Polonia. Ma cosa sta succedendo, in breve? Ad oggi, secondo il rapporto Rainbow Europe 2020 dell’Ilga, la Polonia risulta essere il peggior Paese dell’unione europea per quanto riguarda i diritti e la tutela delle persone LGBTQI+. Tale posizione deriva da una mera campagna elettorale a favore dei partiti di maggioranza del governo nazionale, il quale accusa la famigerata teoria del gender di attaccare la famiglia tradizionale, la cristianità ed infine l’identità nazionale. La comunità LGBT+ è stata più volte al centro di attacchi da parte del PiS, partito politico attualmente al governo, il quale ha visto un’opportunità per far incrementare i propri consensi elettorali. D’altronde tale strategia è stata già sfruttata nel 2015, quando sono state portate avanti campagne d’odio e di disinformazione a sfavore di rifugiat* e di immigrat*, allora considerat* come il principale male del Paese. Il Paese sembra essersi diviso in due posizioni: Se da una parte si ha un governo conservatore (appoggiato da stampa e media locali), dall’altra è invece presente una realtà più progressista che si ritrova con meno strumenti mediatici rispetto alla controparte. Puntualmente, quando vengono proposte leggi o regolamenti atti a tutelare la comunità LGBT+ contro ogni forma di discriminazione basata su orientamento sessuale e identità di genere, i partiti conservatori polacchi (PiS in testa) reagiscono duramente. È quanto è successo per esempio nel 2019, quando il sindaco di Varsavia Rafał Trzaskowski ha emanato la “Carta per i diritti LGBTQIA”, composta da 12 punti utili a contrastare l’odio omobitransfobico. La reazione del PiS è stata immediata: tale carta è stata bollata come promotrice di odio verso la famiglia, addirittura si è parlato di pedofilia. Trzaskowski è attualmente uno dei candidati per le presidenziali e, ovviamente, non mancano gli attacchi omofobi alla sua persona. Come se non bastasse sono state proposte diverse leggi, formalmente e informalmente, che mirano a distruggere i movimenti e le associazioni LGBTQIA. Una di queste, ad esempio, chiedeva di impedire i finanziamenti stranieri alle associazioni, riformulare un regolamento per le manifestazioni a sostegno dei diritti LGBT+ (tra i quali è presente anche il Pride) ed impedire agli/ alle/ * attivist* l’accesso alle scuole pubbliche. Un’altra proposta auspicava all’ottenimento di una legge contro “la propaganda gay”, simile a quella approvata in Russia nel 2013. Una proposta di legge più recente vorrebbe accomunare l’educazione sessuale e le questioni di genere alla pedofilia, impedendo così il libero accesso a tutte quelle tematiche essenziali e di cruciale importanza per gli/le/* student* in età adolescenziale. Nell'ultimo anno in particolare sembra che gli attacchi alla comunità LGBT+ siano aumentati a dismisura, complici le elezioni presidenziali il cui primo turno si disputerà proprio oggi. La questione LGBT+ è entrata nell’agenda della campagna elettorale di molti partiti conservatori, ancora una volta PiS in prima linea. Essendo i due candidati favoriti Duda (Presidente uscente, PiS) e Trzaskowski, è stato molto elementare per il primo attaccare l’avversario politico sui temi tipicamente considerati dalla sua fazione come liberticidi e distruttori della cultura e della moralità (Ricordiamo che Trzaskowski è stato colui che ha emanato la Carta dei diritti LGBT). Recentemente il presidente della Repubblica Duda ha attaccato l’ideologia LGBT+, definendola peggiore della dottrina sovietica. In diversi comuni (le cosiddette zone lgbt+ free) sono state attuate delle risoluzioni volte a colpire le associazioni e la comunità LGBT, in modo da limitarne la libertà d’espressione. Esse sono escluse dai bandi di concorso e non possono usufruire liberamente degli spazi pubblici per organizzare eventi, conferenze o attività didattiche. Gli attacchi alla comunità vertono tutti sulla stessa messinscena: Le associazioni LGBT+ sono accusate di voler indottrinare i bambini con pratiche perverse, di voler distruggere la famiglia tradizionale sulla quale si fonda il paese, di voler demolire i valori cristiani e cattolici (a questo proposito si è espressa più volte anche la Chiesa Cattolica), di voler diffondere la pedofilia e la depravazione sessuale. La commissione dell’Unione Europea, in risposta a questi continui attacchi, ha recentemente preso posizione inviando una lettera indirizzata a 5 governatori di province polacche. In essa è stato chiesto di abbattere tutte le risoluzioni create per discriminare le persone LGBT+ e di fermare i sempre più frequenti discorsi d’odio, pena la mancata erogazione dei fondi UE. Ciononostante, qualche settimana fa, il Presidente Duda ha firmato la “Family Card”, un documento che maschera un attacco alla comunità LGBT+ con la solita retorica sulla difesa della famiglia tradizionale. In tale documento si ribadisce, infatti, che il matrimonio è solo tra un uomo ed una donna (come da costituzione) e che l’adozione da parte di coppie omosessuali è illegale. Inoltre, è presente un intero paragrafo che mira a proteggere i bambini dall’ideologia LGBT+, impedendo così di aprire un dibattito sulle tematiche di orientamento sessuale e identità di genere negli spazzi pubblici (quindi scuole, studi di psicologia e psichiatria, media e giornali etc) e rendendo così i genitori dei bambini gli unici educatori sulla questione LGBT+ e sull’educazione sessuale. In pratica, tutte le leggi precedentemente proposte che abbiamo esposto qualche paragrafo più in su, sono state riassunte nella Family Card. È un attacco vergognoso ed è ancora più scandaloso il fatto che queste vicende stiano accadendo in un Paese dell’Unione Europea, dove i diritti delle persone dovrebbero essere tutelati a prescindere da etnia, religione, orientamento sessuale, identità di genere e sesso. Se Duda dovesse essere rieletto la Family Card non sarà solo una carta senza valore legale, ma una cruda realtà. Solo lo scorso luglio, a Bialystok, ci sono stati violenti scontri durante il Pride ad opera di gruppi di estrema destra. Sempre durante lo stesso Pride una coppia ha portato dell’esplosivo alla parata, con lo scopo di fermarla e di uccidere alcuni manifestanti. La coppia è stata condannata solo ad 1 anno di carcere. Come associazione abbiamo cercato di seguire, con i mezzi che avevamo a disposizione, l’attacco nei confronti delle persone trans ed intersex che sta avvenendo in un altro Paese dell’Unione, l’Ungheria. Vogliamo davvero lasciare che l’Europa continui a diventare una terra fertile per l’odio? UniCa LGBT auspica ad un intervento più duro e deciso da parte dell’Unione Europea, perché una situazione del genere in non uno, ma in ben due stati membri, è semplicemente inaccettabile. Siamo vicin* a tutte quelle associazioni che svolgono un importantissimo ruolo a difesa dei diritti umani e che lottano ogni giorno contro questa propaganda elettorale, velenosa ed intrisa d’odio. Intanto vi lasciamo nei commenti un link, utile per potersi informare e per capire come essere in grado aiutare concretamente le associazioni LGBT polacche.

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