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Omobitransfobia: Un mostro dalle mille facce


Tra tre giorni si commemorerà la diciassettesima giornata mondiale contro l’omobitransfobia.

Tale data vuole ricordare che esiste ancora una profonda discriminazione nei confronti di quelle persone che hanno un orientamento sessuale e/o un’identità di genere diverse da quello che la società si aspetta o, per meglio dire, che questa ci impone.

La discriminazione sfocia frequentemente nella violenza. Questa non sempre si manifesta nelle medesime modalità, in quanto si presenta come un mostro dalle mille facce, non sempre facilmente distinguibili.

La violenza può essere verbale, psicologica, fisica e sessuale e si insinua nella nostra vita già da quando veniamo al mondo. Inizia con le imposizioni e con la creazione di una serie di regole che ci relegano ad un ruolo di genere fittizio e antiquato, gabbia mentale costruita sulla base dei nostri cromosomi sessuali.

Chi va contro la comunità LGBT+ solitamente si lamenta del fatto che si metta ovunque il sesso, “traviando” così le future generazioni. Ciò nonostante sono loro che hanno creato un mondo fondato sulla divisione in base ai genitali di una persona, regole non scritte che addirittura scelgono quale colore debba piacere ad un* bambin* o con quali giocattoli debba giocare.

Chiunque osa sfidare queste norme di genere viene immediatamente visto come un qualcosa di diverso, di dannoso alla società e per questo un pericoloso individuo da tenere nascosto.

Il rendere invisibile una categoria di persone è forse la più subdola delle violenze, perché se viene negata l’esistenza di una minoranza vengono negate di conseguenza le discriminazioni che essa subisce. Molti di noi per questo motivo si sono sentiti dire che il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere non sono validi, frutto di un desiderio di sentirsi “speciali e differenti”. È la stessa violenza che viene fatta alle persone asessuali, quando viene detto loro che dovrebbero farsi curare perché è impossibile che non provino attrazione sessuale. La stessa violenza usata nei confronti delle persone intersessuali, giudicate strane diverse. La stessa violenza perpetuata sulle persone non binarie, ritenute inesistenti e indecise. La stessa violenza che nega bisessualità, pansessualità e polisessualità, perché “devi scegliere, o ti piacciono i maschi o ti piacciono le femmine, non esistono altre possibilità”. Gli esempi potrebbero continuare all’infinito e, se vorrete, potrete condividerne altri con noi nei commenti.

Violenza è anche quando una persona viene sbeffeggiata per il solo fatto di esprime l’appartenere alla comunità LGBT+ apertamente, senza paura di usare le etichette. Gli attacchi su questo frangente sono sempre gli stessi: “Ma perché dovete sempre ostentare il fatto di essere diversi?”, “Perché dovete creare così tanti nomi? Non ce n’è bisogno, volete solo ricevere attenzioni.”, “Siete voi che vi isolate dalla società!”.

A nessun uomo o donna cis-etero viene e verrà mai detto che ostentano la loro eterosessualità e il loro essere cisgender quando esprimono apprezzamento dei confronti di una persona del genere opposto o quando parlano del loro corpo. Eppure se un una persona LGBT+ prova anche solo a indossare un braccialetto con i colori di una particolare bandiera comincia immediatamente il linciaggio verbale, figuriamoci se inizia a parlare di qualunque cosa riguardi orientamento sessuale e identità di genere.

La violenza è quella verbale, quella che inizia in famiglia e nelle scuole sotto forma di insulti omobitransfobici e sessisti e che prosegue sui social network, i quali purtroppo hanno dato voce anche a questi elementi. Prosegue anche solo se si sceglie di fare semplicemente una passeggiata, quando degli sconosciuti si sentono in diritto di insultarci impunemente.

La violenza è quella psicologica, che agisce per manipolazione mentale. Ti fa sentire divers*, inadeguat*, sbagliat*. Ti fa credere che ci sia qualcosa che non va in te, che ci sia qualcosa da correggere. È su questa poca autostima che puntano i creatori delle terapie riparative, che per quanto siano al giorno d’oggi meno diffuse rispetto a prima, continuano comunque ad esistere provocando molte ferite psicologiche.

Le violenze descritte qui sopra portano inesorabilmente alla violenza fisica e sessuale, la punta dell’iceberg.

Gli stupri correttivi, spesso ai danni di persone asessuali, donne lesbiche e uomini trans, e i pestaggi fanno scalpore e molto spesso vengono considerate come atti di pura follia momentanea, ma non è così. Perché se una società si basa sulla discriminazione, sul sessismo, sull’omobitransfobia e sull’afobia allora non si può parlare di improvvisa follia (o peggio, di lapsus), ma di un sistematico pensiero che viene portato avanti da degli stereotipi dannosi e terribili. Fin quando non riusciremo ad abbattere questo modello non potremo davvero considerarci come un Paese libero.

Noi di UniCa LGBT, come associazione e come singoli, ci impegniamo tutti i giorni per creare un nuovo mondo basato sulla solidarietà, sulla libertà e sull’uguaglianza dei diritti. Continueremo ad impegnarci anche in futuro perché ciò avvenga e per ricordarvi, qualunque sia la vostra situazione, che non siete sol* e che ci sarà sempre qualcuno disposto a lottare con e per voi.

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